La nota politica

 
 
 

 

 

Tragedia in due atti

Sostituire Letta e correre verso il disastro

Mai Giorgio Napolitano durante il suo mandato avrebbe potuto immaginare di trovarsi alle prese con un problema relativo alla nomina del premier. E’ cosa di sua esclusiva competenza. Evidentemente molti non conoscono la Costituzione su cui ha giurato il Capo dello Stato e su cui hanno giurato lo stesso presidente del Consiglio ed i ministri. Tale sconosciuta Costituzione non dice che il premier è eletto dal popolo e che il Presidente della Repubblica è solo un alto notaio, ma al contrario, che il presidente della Repubblica "nomina" il presidente del Consiglio e su proposta di questo persino i ministri, art. 92. Il ruolo del Capo dello Stato prevede che il presidente del Consiglio risponda al Capo dello Stato, non a caso il presidente della Repubblica controfirma i decreti del governo, è capo supremo delle forze armate, sovrintende il Consiglio Supremo della magistratura. Non per caso, il mandato del Capo dello Stato dura sette anni, quando una legislatura ne dura 5. In un conflitto fra governo e Capo dello Stato, è inutile dire a chi la Costituzione da ragione. Non parliamo poi di un conflitto fra il Capo dello Stato e la magistratura, che nella nostra Costituzione è solo un "ordinamento giurisdizionale". Si è stufi di tutto questo? Si ritiene che il Quirinale abbia troppi poteri, che occorra rafforzare il legame fra governo e popolo? Benissimo, allora però si riformi l’intera parte seconda della Costituzione e non il solo Titolo V, che riguarda il rapporto Stato Regioni. Altrimenti, il Presidente della Repubblica, continuerà nel suo dovere di valutare candidati premier in qualsiasi circostanza ritenga opportuna, come del resto sta facendo in questi giorni con un governo in carica. Nella cena con Renzi al Quirinale, Napolitano avrà pur chiesto al segretario del Pd se intende fare il premier. A questo servono le primarie dove hanno un senso ed una tradizione: a scegliere un leader di partito che poi non si rinchiude fra le mura di casa propria ma si offre al giudizio del paese. Cosa passasse nella testa del vertice del Pd di indire le primarie quando c’era un presidente del Consiglio dello stesso partito in carica, non lo sappiamo. Quello è stato il passaggio principale della crisi di governo, perché il Pd si è dato un leader, Renzi e non Letta ed il povero ministro Franceschini, trattato come Jago, è solo un uomo politico che vuole essere in sintonia con il vertice del suo partito. Non c’è bisogno di aspettare il risultato della direzione Pd per sapere che il governo Letta sia finito. Noi lo scriviamo dal giorno in cui Renzi è diventato segretario. Siamo solo curiosi di capire come Letta uscirà di scena. Perché senza le elezioni si prospetta una congiura di palazzo. Letta appare Otello, Renzi rischia di finire come Macbeth. Non è affatto detto che con lui premier si migliori la scarsa qualità del governo. Mentre con una mossa azzardata, potrebbe trascinare tutto il suo partito verso il disastro, causa un’ambizione personale sproporzionata.